La nascita dell’audio cinematografico, tra geniali intuizioni e furti di brevetti.
Nel 1878 Thomas Edison brevetta un sistema destinato a cambiare il corso della Storia: il cilindro fonografico ed il fonografo rappresentano il primo sistema in grado di “fermare” voci e suoni, per riprodurli successivamente a piacimento. Nel giugno del 1880 Alexander Graham Bell ed il suo assistente Charles Tainter portano a compimento uno straordinario esperimento: i due trasmettono un messaggio telefonico per circa duecento metri, utilizzando la modulazione luminosa di cellule fotoelettriche poste in corrispondenza del trasmittente e del ricevente, ribattezzando l’invenzione con il nome di fotofono.
Nel corso delle prime proiezioni cinematografiche, la necessità di sonorizzare le immagini in movimento si palesa agli occhi degli addetti ai lavori. Nei primi anni del ‘900 Eugène Augustin Lauste immagina, progetta e sviluppa un sistema in grado di registrare i suoni simultaneamente alle immagini: nel volgere di un decennio Lauste giungerà all’impiego di incisioni ottiche poste ai margini della pellicola, in grado di catturare e riprodurre una traccia audio. E’ il 1921 quando l’italiano Giovanni Rappazzo deposita presso la Prefettura di Genova il brevetto di un sistema chiamato Fono-film, un processo di acquisizione del sonoro su pellicola che per alcuni versi sarà anche precursore della stereofonia. Rappazzo, originario di Messina e trasferitosi con il fratello a Genova, perde i diritti sul brevetto a causa di problemi economici, ricalcando per molti versi le disavventure che Meucci attraversò con il brevetto del telefono.
Anche il finlandese Eric Tigerstedt sta compiendo studi di assoluto rilievo riguardo l’introduzione di suoni su pellicola. Nonostante gli enormi sforzi compiuti da questi pionieri, si dovrà attendere il 1926, anno in cui la casa di produzione dei fratelli Warner perfeziona un sistema piuttosto diffuso nelle sale: nel corso degli anni ’20 non è infatti raro assistere a proiezioni accompagnate da musiche riprodotte grazie all’ausilio di fonografi e grammofoni. Il 6 agosto 1926 viene presentato a New York La Fiesta, una selezione di brani musicali sincronizzati alle scene proiettate su schermo: Don Juan, film privo di dialoghi parlati, introduce effetti sonori come, per esempio, il clangore delle spade. Entrambi gli spettacoli prevedono l’uso di un sofisticato sistema di sincronizzazione tra pellicola e disco, il Vitaphone.
La Warner Bros. ha infatti acquisito i risultati degli studi condotti dal prolifico inventore Lee De Forest, che è anche depositario del brevetto Phonofilm, sistema che permette l’incisione di tracce sonore su pellicola. Nel 1927 viene proiettato The Jazz Singer, film di 88 minuti impreziosito da dialoghi e musiche. E’ la nascita del cinema sonoro. Il Vitaphone brucia sul tempo numerosi avversari, tra cui il Photophone (sistema sviluppato da RCA introdotto solo qualche anno più tardi) e il Movietone. Quest’ultimo è un brevetto di Theodore Case che ha collaborato con De Forest, risolvendo molte problematiche al rivale: il Movietone verrà introdotto da Fox Film Corporation nel film Sunrise (1927) film muto successivamente arricchito da componimenti ed effetti.